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La Nostra Storia

L’idea di usare la natura e l’avventura per trattare persone con disagio mentale è antica ed ha una notevole storia. Già nel 1906 compare un articolo sull’American Journal of Insanity (ora American Journal of Psichiatry) in cui si parla di Tent Therapy sia per pazienti con tubercolosi, che per pazienti psichiatrici, riportando (solo in modo anedottico) risultati eccellenti( Haviland CF, Carlisle CL, 1906). Altre esperienze si svilupparono, sempre negli Usa, durante negli anni successivi (Dimock H, Hendric C, 1936; Backus R, 1947) mirate specialmente all’influsso positivo di esperienze in ambiente naturale sullo sviluppo della personalità e nel recupero di adolescenti problematici. 


In Europa il tedesco Kurt Hahn,  negli anni 30, elaborò una filosofia educativa innovativa (per quei tempi) che inseriva spedizioni in ambiente naturale per scopi educativi. Non terapia, quindi, né giovani problematici, ma una vera e propria scuola per giovani benestanti (Hanford E, 2018).


Per vedere esperienze più strutturate e professionali bisogna attendere gli anni 80. Nel Nord Europa ci sono progetti che utilizzano non la montagna, ma la barca a vela, metodologia che poi troverà uno sviluppo molto ampio anche in Italia (Di Loreto C, 2013; Mauro G et al., 2014). 


In anni più recenti negli USA è possibile reperire una copiosa letteratura in cui la Wilderness Therapy  o l’Outdoor Behavioral  Healthcare via via assurgono a vere e proprie discipline sanitarie o educative per una varietà di popolazioni, come dipendenti da sostanze, persone con disabilità o malattia psichiatrica, e giovani problematici (Davis-Berman J, Berman DS , 1994).


Un approccio così innovativo e poco convenzionale ha incontrato difficoltà e problemi causati da una metodologia non sufficientemente definita e da incursioni di personale poco qualificato. Negli USA molta letteratura è dedicata alla definizione dei suoi fondamenti teorici (Smithson S, 2009) ed alla definizione delle competenze ed esperienze del personale che la propone (Davis-Berman J, Berman DS, 1993). Particolarmente rilevante inoltre lo sforzo di elaborare modalità oggettive per valutare gli esiti dei percorsi in ambiente naturale (Russel KC, 2000). Questa ricerca ha prodotto risultati notevoli, ed è ora disponibile un vero e proprio percorso di accreditamento con standard di qualità di notevole spessore (Outdoor Beahavioral Council, 2018).


In Italia si comincia a parlare di Montagnaterapia e a realizzare le prime esperienze negli anni 90 in ambito psichiatrico (Scoppola G, 2001). ma Nell’arco di un decennio si diffondono anche ad altri settori di patologia: dipendenze, psichiatria, minori problematici, disabili fisici e mentali. Nel 2006 si crea una rete via via più strutturata di operatori e istituzioni, articolata sul territorio nazionale e viene adottato Il termine Montagnaterapia.


Esiste una produzione scientifica ampia e di spessore (Galiazzo M, 2018). La nascita di SIMonT è una tappa fondamentale di questo percorso di crescita

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